Durante questi ultimi anni, in seguito alla pandemia Covid 19, abbiamo di sicuro sentito parlare di sperimentazioni cliniche.
Hanno incominciato a far parte del nostro linguaggio quotidiano termini come “Fase 1, 2, 3”, “trial clinico”, “ reazioni avverse” ecc..
Quando parliamo di ricerca clinica ci riferiamo a qualsiasi ricerca condotta sull’uomo al fine di un miglioramento nella conoscenza di una malattia, sviluppo di nuovi trattamenti, metodi diagnostici migliorativi, ecc…
Di fondamentale importanza è il ruolo delle GCP (Good Clinical Practice), vale a dire linee guida di buona pratica clinica.
Le GCP sono state adottate dall’Unione Europea nel 1996, in Italia sono state recepite dopo mediante Decreto Ministeriale D.M. 15 luglio 1997, n.162 (Recepimento delle linee guida dell’Unione europea di buona pratica clinica per la esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali).
La ricerca clinica racchiude un variegato e affascinante mondo di figure professionali le quali hanno come obiettivo comune la salute della popolazione.
Un ruolo chiave nel mondo della ricerca clinica lo ricopre il Clinical Research Associate (CRA),il quale si occupa principalmente di controllare l’andamento di uno studio clinico.
Il CRA è una figura che può lavorare presso uno Sponsor (un’azienda farmaceutica), oppure presso una Contract Research Organization (un’azienda terza con la quale lo sponsor stipula un contratto per affidare alcune o tutte le attività di uno studio clinico).
Autonomia, passione, dinamicità e una profonda conoscenza del mondo della ricerca clinica racchiudono questa particolare figura.
Devi assolutamente preparare la tua valigia con le giuste informazioni!
É necessario formarsi nel settore ed imparare il linguaggio della ricerca clinica.
L’azienda ClinOpsHub, una CRO nel sud d’Italia precisamente a Mesagne (BR), già da nove anni, gestisce con successo il corso Alta Formazione in Ricerca Clinica Missione CRA, rivolto a tutti coloro che intendono avere una conoscenza piu’ approfondita del settore.
Ma non solo! Il corso ti prepara fornendoti una preparazione completa per poter accedere a qualsiasi figura professionale da entry level che opera nel settore della ricerca clinica, dal Clinical Trial Assistant al CRA, dal Junior Quality Assurance a membro della segreteria tecnico scientifica di un Comitato Etico, o ancora al ruolo di Clinical Research Coordinator. Per accedervi è consigliabile possedere almeno una laurea triennale in ambito scientifico.
Solo per il ruolo del CRA secondo le ultime indicazioni rilasciate dall’AIFA, è invece necessario avere una laurea magistrale in “Scienze della Vita” (per esempio Farmacia, CTF, Biologia, Biotecnologie, ecc.).
I corsisti si interfacceranno con diversi trainer che lavorano da anni nel settore, i quali forniranno esempi concreti per un approccio ottimale al mondo della ricerca clinica.
Alla conclusione del corso verrà rilasciato un certificato in lingua inglese, firmato da 2 CRO (ClinOpsHub e Yghea) che attesterà le 50 ore di formazione .
Investire in qualcosa di concreto e rilevante, con forte spendibilità nel mondo del lavoro, possiamo dire che questo è l’esempio di formazione giusta!
Mi presento, sono Giorgia, membro del Team del corso Missione CRA.
Oltre alla progettazione del corso Missione CRA mi occupo di fornirvi il massimo del supporto attraverso una consulenza orientativa.
E’ un servizio gratuito che ti permetterà di capire se intraprendere il Missione CRA può essere appropriato rispetto al tuo percorso professionale e ai tuoi obiettivi.
Analizzeremo e comprenderemo insieme il percorso più giusto per te.
Puoi contattarmi al seguente numero 379 1292555 oppure direttamente prenotare una consulenza strategica di orientamento: http://calendly.com/missionecra/consulenza-one-to-one
Una Contract Research Organization (CRO) è un’organizzazione generalmente commerciale o accademica che viene assunta da uno sponsor per eseguire uno o più compiti legati ai trial che promuove. Le CRO sono in grado quindi di condurre trial clinici e altri servizi di supporto alla ricerca offrendo risorse e competenze adeguate alle industrie farmaceutiche, biotecnologiche e a quelle che sviluppano dispositivi medici; possono lavorare anche per istituzioni governative, fondazioni e università.
Nel dettaglio, l’Associazione delle Organizzazioni di Ricerca Clinica stima che oltre il 50% delle CRO eseguano lavori di studi clinici in outsourcing per l’industria farmaceutica, il 27% per le industrie biotecnologiche e il resto per l’industria dei dispositivi medici, le fondazioni e i governi. Per quanto riguarda le CRO che collaborano con aziende farmaceutiche, le aree terapeutiche più importanti sono l’oncologia, il sistema nervoso centrale, le malattie infettive, i disturbi metabolici e le malattie cardiovascolari.
In Italia la natura dei requisiti minimi e molte delle attività proprie di una CRO sono regolamentate dal Decreto Ministeriale del 15 novembre 2011 Definizione dei requisiti minimi per le organizzazioni di ricerca a contratto (CRO) nell’ambito delle sperimentazioni cliniche di medicinali, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 11 del 14 gennaio 2012 in sostituzione del precedente DM 31 marzo 2008.
Nell’evoluzione dell’economia, le aziende cercano sempre di più di dare in outsourcing funzioni critiche, tra cui produzione e ricerca, finendo quindi per affidarsi alle CRO per condurre gli studi clinici e sviluppare nuovi farmaci.
Così facendo, infatti, le società e le imprese possono acquisire competenze specifiche senza dover assumere personale in modo permanente; inoltre, secondo alcuni dati, gli sponsor che esternalizzano i compiti ad una CRO riescono a ridurre i tempi necessari per condurre i trial rispetto a quando gli stessi vengono condotti “in-house”; questo naturalmente si traduce in notevoli risparmi sui costi. Un contratto con un’azienda esterna significa anche che lo sponsor non avrà bisogno delle infrastrutture, degli spazi di ufficio o della manodopera per eseguire tali compiti.
Comunque, sebbene tutte le operazioni di un trial possano essere anche interamente trasferite a una CRO, lo sponsor rimane responsabile dell’integrità dei dati e degli elevati standard di qualità richiesti.
Alcune CRO sono in grado di gestire quasi tutti gli aspetti di una sperimentazione clinica, dalla selezione del sito e dall’arruolamento del paziente alla raccolta dei dati e alla loro analisi, dalla pianificazione dello studio clinico alla sua attuazione e conclusione.
In particolare i servizi che possono essere offerti da una CRO durante l’organizzazione e gestione di uno studio clinico possono includere:
In genere comunque, il servizio che viene delegato più frequentemente dal promotore di una sperimentazione ad una CRO è rappresentato dal monitoraggio dei centri clinici. Tale compito viene svolto dalle CRO attraverso propri “monitor” (CRA), il cui percorso formativo è regolamentato dal DM 15 novembre 2011 e che possono avere con la CRO un rapporto di lavoro dipendente oppure di semplice consulenza. [Per informazioni su come diventare CRA e come acquisire le 40 ore di formazione teorica richieste da decreto puoi seguire questo videocorso gratuito al seguente link: http://formazionenelfarmaceutico.com/p/missione-cra-corso-di-alta-formazione-in-ricerca-clinica.]
Per un’industria che a malapena esisteva un ventennio fa, il settore CRO sta crescendo particolarmente bene. Questo perché le aziende farmaceutiche e di medical device, che si trovano ad affrontare una crescente pressione sui costi elevati dei loro prodotti, stanno cercando modi per abbassarne i costi senza perderne i profitti. La gestione delle sperimentazioni cliniche in outsourcing è quindi un modo per queste aziende di ridurre significativamente i costi generali, aiutandole a compensare gli introiti persi per l’abbassamento dei prezzi di mercato.
In passato seguire lo sviluppo di un farmaco fino alla sua approvazione era proibitivamente costoso e di solito si verificava solo quando l’approvazione sembrava garantita per i grandi mercati. Attualmente invece le CRO forniscono proposte più convenienti per le aziende, consentendo loro di sviluppare anche farmaci destinati ad un bacino di utenti più ristretto.
Anche se questo è solo un altro segno che l’industria sta cambiando drasticamente, è la prova che le aziende farmaceutiche si stanno evolvendo per soddisfare le esigenze della nuova economia cercando di semplificare i processi per soddisfare sia le esigenze dei pazienti che quelle degli azionisti.
Se vuoi entrare nel settore della ricerca clinica devi sapere che esistono innumerevoli acronimi da tenere a mente. Alcuni possono essere intuitivi, altri meno e se non ci lavori spesso ricordarli tutti può essere difficile! Di sicuro se vuoi far parte di questo mondo, come CRA o con qualsiasi altro ruolo, ce ne sono alcuni fondamentali che saranno pane quotidiano e di cui dovrai conoscere perfettamente il significato, ancora prima di presentarti a un colloquio.
In questo articolo te ne elencherò 10 (+1) assolutamente necessari!
CE: Comitato Etico. Il Comitato Etico è un’istituzione indipendente, costituita da diversi professionisti, che ha come obiettivo principale quello di tutelare la sicurezza e i diritti di tutti i soggetti che partecipano ad uno studio clinico. Questo compito viene espletato valutando lo studio proposto dall’azienda farmaceutica ed emettendo un parere (approvazione o diniego) sul protocollo di sperimentazione, sull’idoneità degli sperimentatori, sulle strutture, sui metodi e sui documenti da impiegare per informare i soggetti della sperimentazione. Se vuoi saperne di più sul ruolo dei Comitati Etici e sul loro funzionamento, segui il videocorso “Clinical Study Start Up Associate: i Comitati Etici”.
CRF: Case Report Form. La CRF, in italiano Scheda Raccolta Dati, è un documento in cui sono registrati tutti i dati richiesti dal protocollo dello studio relativi a ciascun paziente che partecipa alla sperimentazione e che devono essere riferite allo sponsor. Per tanto tempo le CRF sono state solo cartacee, ma ora sono sempre più diffusi i formati elettronici, motivo per cui ora si conoscono solitamente con l’acronimo eCRF. Generalmente i dati dei pazienti sono inseriti nelle CRF dagli Study Coordinator, o più volgarmente Data Manager. Durante le visite di monitoraggio, il CRA ha anche il compito di verificare che i dati inseriti in CRF coincidano con quelli presenti sui documenti originali (per esempio i dati indicati nelle cartelle cliniche). Se vuoi saperne di più, ti invito a seguire il videocorso gratuito “Il ruolo del CRA”.
CRO: Contract Research Organization. La CRO è un’organizzazione (commerciale, accademica o di altro tipo) con cui lo sponsor ha stipulato un contratto per assolvere uno o più compiti legati agli studi clinici che promuove. Le aziende farmaceutiche, quindi, delegano in outsourcing alcune attività alle CRO, le quali offrono risorse, competenze e servizi di supporto per portare avanti le sperimentazioni cliniche. Se vuoi saperne di più sulle CRO e sulla pratica dell’outsourcing, ti invito a seguire il videocorso “L’Outsourcing nella Sperimentazione Clinica”. Inoltre, se vuoi conoscere tutto sul mondo delle CRO operanti in Italia, puoi seguire il videocorso gratuito “Le CRO in Italia” e puoi consultare la lista di tutte le CRO presenti nel nostro nuovo database sulla nostra piattaforma di e-learning Formazione Nel Farmaceutico.
CRC: Clinical Research Coordinator. Il CRC è la persona responsabile di coordinare le attività di gestione di uno studio clinico dal punto di vista non medico, in accordo con le GCP, le SOP e le normative vigenti. Viene spesso chiamato Study Coordinator o, volgarmente, Data Manager. Lavora all’interno di ospedali, ASL, IRCCS e Fondazioni. Se sei interessato ad approfondire quali sono i compiti del Clinical Research Coordinator ti suggerisco di leggere l’articolo “Il ruolo del Clinical Research Coordinator”.
GCP: Good Clinical Practice. Le GCP sono degli standard internazionali di etica e qualità scientifica usati per progettare e condurre gli studi clinici sui soggetti umani. Sono state redatte nel 1996 dall’International Conference on Harmonisation (ICH) e sono state recepite in Italia con il Decreto Ministeriale del 15 luglio 1997. Nel novembre 2016 è stata pubblicata una versione aggiornata delle GCP (E6-R2) che contiene diversi concetti innovativi. Se vuoi saperne di più sulle GCP, leggi l’articolo “Good Clinical Practice: Cosa si intende per GCP e quali sono le loro finalità?”.
ICF: Informed Consent Form, in italiano “Modulo di Consenso Informato”. Si tratta di un accordo su base volontaria di un soggetto partecipante allo studio, fondato sulla comprensione delle relative informazioni, prima di essere sottoposti a un particolare intervento medico. I partecipanti devono essere correttamente informati riguardo tutti gli aspetti dello studio, inclusi gli scopi, i metodi, i benefici previsti e i potenziali rischi; devono inoltre essere consapevoli che hanno la possibilità di ritirarsi dallo studio in qualunque momento senza alcuna conseguenza. Queste informazioni devono essere fornite in modo accessibile e comprensibile e agli individui deve essere data l’opportunità di fare domande relative alla ricerca. Il modulo deve essere debitamente firmato prima di avviare qualsiasi procedura sul paziente. Per maggiori informazioni sul consenso informato puoi seguire il videocorso “Focus sui Documenti Essenziali”.
SOP: Standard Operating Procedure. Le “Procedure Operative Standard” (SOP) sono procedure scritte in modo uniforme, che riportano le istruzioni dettagliate per eseguire operazioni, processi e pratiche di routine all’interno di un’organizzazione aziendale. In questo modo le SOP possono guidare chiaramente il personale di ricerca attraverso una particolare procedura e quindi stabilire l’uniformità nelle funzioni quotidiane del dipartimento. L’obiettivo primario è quello di evitare specificamente le deviazioni procedurali.
SUSAR: Suspected Unexpected Serious Adverse Reaction, in italiano “Sospetta reazione avversa grave inattesa”. Si tratta di una reazione avversa grave (Serious Adverse Reaction) per cui si sospetta (ma non è confermata) una relazione causale con l’uso del farmaco sperimentale. Si definisce “inattesa” perché non è prevista nelle informazioni relative al prodotto presenti ad esempio all’interno dell’IB o nel riassunto delle caratteristiche del prodotto.
TMF: Trial Master File. Il TMF è l’archivio contenente tutti i documenti di uno studio clinico conservato presso l’azienda farmaceutica. Spesso si utilizza l’acronimo TMF per indicare anche l’ISF (Investigator Site File), ma in realtà sono due archivi distinti: infatti il TMF viene archiviato dallo Sponsor che propone lo studio, mentre l’ISF è conservato presso il centro sperimentale in cui si esegue lo studio. Se vuoi saperne di più, ti invito a seguire il videocorso gratuito “Il ruolo del CRA”.
PI: Principal Investigator. È la persona responsabile della conduzione dello studio clinico presso un centro sperimentale. Se uno studio viene condotto da un gruppo di persone in un centro di sperimentazione, lo Sperimentatore è il responsabile del gruppo e può essere chiamato “Sperimentatore Principale”.
In ultimo un altro acronimo fondamentale per chi lavora in questo mondo è:
ALCOA: quest’acronimo si riferisce a degli standard ideati dall’FDA per ricordare agli attori della ricerca clinica quali criteri utilizzare per la creazione dei Source Document. Più che di un semplice acronimo infatti si tratta di una vera e propria regola, considerata oggi così importante da essere diventata un pilastro anche per le GCP, in cui è stato aggiunto a seguito della revisione eseguita con l’addendum R2. ALCOA è un acronimo che sta per:
Tutti questi argomenti (e non solo) li affrontiamo durante il corso di alta formazione in ricerca clinica, in modo da darti le basi necessarie per poterti candidare ad offerte lavorative nel settore della ricerca clinica!
Il Clinical Research Associate, ovvero il CRA o Clinical Monitor, è uno dei ruoli attualmente più richiesti sul mercato, sia in Italia che all’estero.
Se ancora non sai in cosa consiste questo lavoro, ti invito a seguire il videocorso gratuito online su www.clinicalresearchassociate.it.
In Italia questa professione è stata riconosciuta e regolamentata tramite il Decreto Ministeriale del 15 novembre 2011. Questo decreto definisce i requisiti che il CRA deve possedere per poter lavorare.
Nota bene: questi requisiti valgono solo per il CRA che lavora per una CRO (Contract Research Organization), mentre non valgono se si lavora per un’azienda farmaceutica.
Il primo dei requisiti richiesti è: una laurea in discipline scientifiche, quindi biologia, biotecnologie, CTF, farmacia, medicina, veterinaria, chimica, scienze infermieristiche e lauree equipollenti.
Il decreto non specifica se si tratti di una laurea di primo o secondo livello. Recentemente, una nota AIFA ha confermato che è richiesta la laurea di secondo livello (quindi per intenderci i 5 anni a ciclo unico oppure triennale+magistrale).
Il secondo dei requisiti richiesti è un corso di almeno 40 ore di formazione teorica effettuata nell’arco dei 12 mesi che precedono l’inizio delle attività di monitoraggio.
In particolare, il corso deve trattare i seguenti argomenti:
Il programma del corso di alta formazione in ricerca clinica Missione CRA rispecchia esattamente questi argomenti.
Se vuoi saperne di più sul Missione CRA, ti invito a contattarci!
Il terzo requisito è almeno 20 giorni di attivita’ di monitoraggio in affiancamento a monitor esperti effettuati nei 12 mesi precedenti l’inizio dell’attivita’ autonoma di monitoraggio.
Il decreto specifica che “tale affiancamento dovra’ essere svolto almeno per il 50% durante le visite presso i centri sperimentali prima dell’avvio, durante l’esecuzione e dopo la conclusione di una sperimentazione; per il personale con documentata esperienza di coordinamento delle attivita’ dei monitor, tramite specifica attivita’ in sede svolta per almeno 6 mesi nei 12 mesi precedenti l’inizio dell’attivita’ autonoma di monitoraggio, il minimo dei giorni di attivita’ di monitoraggio in affiancamento richiesto e’ di 5 giorni, di cui almeno 3 durante le visite presso i centri sperimentali.”
Svolgere il 50% di queste visite presso il centro sperimentale significa che occorre svolgere almeno 10 giorni di monitoraggio (il 50% dei 20 giorni) con monitor esperti presso un centro sperimentale.
Questo requisito è spesso fonte di dubbi e di preoccupazione per chi cerca di entrare nel settore della ricerca clinica e non ha esperienza. In realtà, non devi pensare che sia un tuo problema premurarti ad eseguire queste giornate di affiancamento; è invece compito della CRO garantire che i propri dipendenti siano in regola con il decreto!
Pertanto in teoria tu dovresti “solo” dimostrare alla CRO di essere la persona giusta per loro, e una volta assunto sarà loro compito affiancarti ad un monitor esperto e formarti (ovviamente è difficile dimostrarlo se non conosci il ruolo del CRA, ragion per cui consiglio sempre di partire dal Corso!).
Il quarto requisito prevede “almeno 4 mesi di attivita’ nei 12 mesi precedenti l’inizio dell’attivita’ autonoma di monitor, nei settori del controllo e/o della vigilanza sui medicinali e/o della sperimentazione clinica; in alternativa, ulteriori 40 giorni di attivita’ di cui alla lettera c) effettuati nei 12 mesi precedenti l’inizio dell’attivita’ autonoma di monitoraggio; in alternativa il conseguimento di master universitario post laurea o scuola di perfezionamento o equivalente corso post laurea universitario in sperimentazioni cliniche o in scienze regolatorie o in discipline equivalenti, nei 36 mesi precedenti l’inizio dell’attivita’ autonoma di monitoraggio..”
Questo tipo di esperienza in attività inerenti la ricerca clinica può essere rappresentato da un tirocinio come Study Coordinator presso un ospedale (il Missione CRA prepara anche a questo, tant’è che molti dei corsisti del Missione CRA ora svolgono il ruolo dello Study Coordinator). Lo Study Coordinator, infatti, ha il compito di affiancare lo Sperimentatore nella gestione di tutte le attività non cliniche che riguardano lo studio. Lavorare come Study Coordinator significa acquisire formazione ed esperienza sul campo, e questo viene valutato tantissimo dai recruiter delle aziende farmaceutiche e delle CRO.
In alternativa, in questo punto il decreto parla di ulteriori 40 giorni di attività di monitoraggio eseguiti in affiancamento, ma è fortemente sconsigliato, dal momento che non è per niente facile trovare un monitor disposto a seguire e formare un CRA alle prime armi.
Chi si iscrive al Missione CRA, riceve in omaggio il training speciale “Come trovare il tirocinio in ospedale”. In alternativa, lo puoi acquistare su http://formazionenelfarmaceutico.com/p/trova-un-tirocinio-in-ricerca-clinica-in-ospedale.
Se invece hai intenzione di iscriverti al Missione CRA, non acquistarlo!
Riguardo il Master, nota bene che il master sostituisce i 4 mesi di esperienza sul campo, e non il corso di 40 ore. E’ quindi sempre preferibile optare per un tirocinio, dal momento che la formazione e l’esperienza acquisite “on-the-job” hanno un valore diverso rispetto a quelle che può offrire un master. Inoltre, il master è un grosso investimento sia in termini di denaro che di tempo, e non sempre garantisce un tirocinio. Vi sono pochi master che lo fanno, per esempio il Master di primo livello di Firenze e quello di secondo livello di Milano-Bicocca.
A breve, pubblicheremo un nuovo ebook con tutte le informazioni su questi master.
Se ti interessa il Master di Firenze ti invito a seguire il corso online “Il colloquio di selezione per il master “Associato di Ricerca Clinica” di Firenze”, in cui due partecipanti delle vecchie edizioni del master (ora CRA) ti spiegano come si svolgono le selezioni e ti danno diversi consigli su come superarle.
Per finire, l’ultimo (ma non per importanza) requisito del decreto è “formazione specifica sulla sperimentazione oggetto di monitoraggio”.
Questo è un requisito di cui non devi preoccuparti, poiché è compito della CRO e dell’azienda farmaceutica fornire adeguata formazione e training ai propri dipendenti. Il CRA, infatti, è l’esperto del trial quindi deve conoscere l’area terapeutica, la patologia, e tutti gli aspetti dello studio.
Stefano Lagravinese
Se ti interessa approfondire la questione ecco alcuni spunti:
Ebook Diventare CRA
Se sei interessato ad intraprendere una carriera come CRA ma non sai ancora come fare, puoi leggere l’ebook Diventare CRA, in cui trovi una vera e propria strategia da seguire per raggiungere il tuo obiettivo. Ma se ti interessa partecipare al Missione CRA non acquistare il libro! Te lo regalerò io
Intervista sul ruolo dello study coordinator ad Alessia Cesario
Ascolta l’intervista ad Alessia Cesario, partecipante del Missione CRA e ora Study Coordinator.
Videocorso Clinical Research For Beginners
Se vuoi iniziare a scoprire il mondo della ricerca clinica e altri ruoli del settore, puoi seguire il videocorso online Clinical Research for Beginners. In questo corso, della durata di circa 10 ore, i partecipanti del Missione CRA che ora lavorano nel settore ti spiegheranno come hanno raggiunto l’obiettivo dopo il corso e il ruolo professionale che svolgono.
Un CRA (Clinical Research Associate), conosciuto anche come Clinical Monitor, ha il ruolo di supervisionare la conduzione e il progresso di uno studio clinico; ha generalmente un background di tipo scientifico (es. laurea in Biologia, Biotecnologie, CTF) e può lavorare per conto di un’azienda farmaceutica o per conto di una CRO (Contract Research Organization), ossia un’organizzazione che ha il ruolo di fornire supporto alle industrie farmaceutiche e biotecnologiche.
Uno studio clinico può essere condotto in un ospedale, in una clinica o anche da uno studio medico e il compito del CRA è quello di gestirlo sia nelle fasi iniziali, mediante la selezione dei centri più idonei e la formazione dello staff, sia nelle fasi successive, monitorando il progresso della sperimentazione, assicurando l’integrità dei dati raccolti, il rispetto dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti partecipanti allo studio.
Nello specifico un CRA deve:
Si può parlare di CRA home-based e office-based, a seconda che il lavoro venga svolto da casa o dall’ufficio e nella maggior parte dei casi è richiesta una disponibilità a viaggiare per il 50-70% del tempo così da eseguire tutte le visite necessarie nei diversi centri partecipanti agli studi.
Il lavoro di un CRA è estremamente importante per le aziende farmaceutiche, che attualmente stanno cercando di ridurre il più possibile i tempi di sviluppo necessari per ricevere l’approvazione per l’immissione dei loro prodotti sul mercato. Un corretto monitoraggio è quindi il primo meccanismo per contribuire alla riduzione di queste tempistiche, ragion per cui la richiesta di CRA competenti ed esperti è in continua crescita, tanto da rendere ormai la domanda spesso superiore all’offerta.
Per essere un CRA sarà necessario possedere dei requisiti, il primo fra tutti la formazione in ambito specifico.
Molti iniziano il loro percorso di formazione con il corso Missione CRA.
Per avere maggiori informazioni su questa figura puoi seguire il videocorso gratuito su www.clinicalresearchassociate.it.
Il Clinical Research Associate, ovvero il CRA, è uno dei ruoli attualmente più richiesti sul mercato, sia in Italia che all’estero. Infatti, il numero di studi clinici continua ad aumentare, e di conseguenza aumenta la necessità di personale preparato per la gestione dei trial.
Il CRA, in breve, ha il ruolo di supervisionare la conduzione e lo svolgimento di uno studio clinico; ha generalmente un background di tipo scientifico (es. laurea in Biologia, Biotecnologie, CTF, Farmacia, Medicina) e può lavorare per conto di un’azienda farmaceutica o per conto di una CRO (Contract Research Organization), ossia un’organizzazione che ha il ruolo di fornire supporto alle industrie farmaceutiche e biotecnologiche.
Il CRA ha il compito di recarsi presso i centri sperimentali dove è eseguita la sperimentazione, per controllare che questa sia condotta nel rispetto delle Good Clinical Practice (GCP), delle procedure dello studio e delle normative vigenti.
Il lavoro del CRA, pertanto, è fondamentale per garantire il corretto sviluppo di nuovi farmaci e nuove terapie per i pazienti.
Tuttavia, le responsabilità e le caratteristiche del CRA sono davvero tante e non tutti ne sono consapevoli.
E tu? Conosci il lavoro e la vita da CRA?
Se vuoi sapere se sei portato per questo ruolo, ho un’ottima notizia per te. Ho aggiornato il videocorso gratuito “CRAlife – Vita da CRA” presente sulla piattaforma di e-learning FormazioneNelFarmaceutico.com (qui puoi trovare oltre 60 corsi gratuiti e a pagamento sul tema ricerca clinica).
Questo videocorso ha l’obiettivo di farti comprendere il ruolo del CRA, quali sono i requisiti per diventarlo e quali sono le caratteristiche che un buon CRA deve possedere.
Il valore aggiunto di questo videocorso è il quiz di autovalutazione che trovi alla fine del corso.
Dopo averlo effettuato, riceverai sulla tua posta elettronica un opuscolo di 15 pagine che ti indicherà il tuo profilo.
Sei pronto a scoprire se il ruolo del CRA fa per te?
Segui il videocorso e scopri che punteggio ottieni!
Nel precedente articolo “Uno dei compiti del CRA: la revisione delle CRF” ho cominciato ad accennarti uno dei tanti compiti che il CRA deve svolgere. In quest’articolo te ne spiegherò un altro: quello della revisione dell’Investigator Site File. Questa revisione deve essere effettuata dal CRA ad ogni visita di monitoraggio.
In particolare nel far questo gli elementi che il monitor deve valutare sono i seguenti:
Naturalmente questo come gli altri compiti del CRA sono tutti approfonditi durante il Corso di Alta Formazione in Ricerca Clinica “Missione CRA”!
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In questo articolo ti spiegherò uno dei compiti principali che un CRA deve svolgere quando si reca in un Centro Sperimentale: la revisione dei dati presenti in CRF.
Oggi le CRF (Case Report Form, in italiano “Scheda raccolta dati”) sono ormai quasi tutte elettroniche e uno dei compiti fondamentali del CRA è quello di assicurarsi che siano completate correttamente e che le query sollevate precedentemente o siano state risolte o sia stata già avviata una procedura per risolverle.
In particolare, nella revisione di una CRF, il Monitor deve focalizzarsi sulle seguenti cose:
– deve accedere ai dati dei pazienti e analizzarli attentamente (al CRA infatti devono essere fornite tutte le cartelle cliniche richieste);
– deve eseguire la cosiddetta Source Data Verification in conformità con i requisiti dello studio e seguendo le Linee Guida SDV;
– deve revisionare la CRF seguendo il protocollo e verificare che sia stata completata seguendo le linee guida per il completamento delle CRF;
– deve assicurarsi che ogni correzione alla CRF sia fatta dal personale del Centro autorizzato;
– deve verificare la disponibilità del Centro per il completamento della CRF (è necessario che ogni problema discusso con il PI e il personale del centro sia documentato nel report della Site Monitoring Visit);
– se applicabile, deve recuperare e revisionare tutte le Query fatte al Centro alla precedente Site Monitoring Visit;
– deve documentare tutte le osservazioni significative derivanti dalle Query sia nel report della Site Monitoring Visit sia nella lettera di follow up;
– se applicabile, deve far sì che tutte le query del Centro siano correttamente risolte.
Naturalmente questo ed altri compiti del CRA sono tutti approfonditi durante il Corso di Alta Formazione in Ricerca Clinica “Missione CRA”!
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Sono tante le ragioni per cui molti ragazzi decidono di partecipare al Missione CRA, così come sono tante le aspettative con cui si iscrivono. Durante i miei corsi cerco sempre di raccogliere le loro idee e devo dire che per la maggior parte dei casi sono sempre le stesse.
Di seguito ho messo insieme le 5 motivazioni che riscontro più frequentemente. Se stai leggendo questo articolo e sei interessato a partecipare anche tu al Missione CRA sono sicuro che qualcuna di queste sarà condivisa anche da te!
Spero che le mie spiegazioni possano esserti state d’aiuto! Per avere maggiori informazioni sul corso ti suggerisco di seguire il nostro videocorso gratuito sulla nostra piattaforma di E-learning Formazione Nel Farmaceutico. Qui potrai trovare anche altri videocorsi gratuiti sul ruolo del CRA e sugli altri ruoli da entry level che potrebbero fare al caso tuo!
Se stai leggendo questo articolo probabilmente sei interessato anche tu a iniziare una carriera nella ricerca clinica. Perciò che tu venga da un percorso accademico o che sia la tua prima esperienza lavorativa dopo la laurea, ti darò qualche consiglio che potrà tornarti utile!
Come molti laureati in biologia o biotecnologie anche io dopo la laurea ho svolto un dottorato di ricerca. Il mio è stato un caso molto particolare perché è stato proprio durante il mio dottorato che ho scoperto la ricerca clinica. È un fatto insolito, che durante un dottorato non succede spesso (tant’è che sono il primo a non consigliare un dottorato!), ma che nel mio caso specifico mi ha permesso di capire se il mondo della ricerca clinica era quello di cui volevo far parte (me ne ero letteralmente innamorato, e lo sono tuttora!).
Terminato il mio dottorato ho quindi cercato di rivendere l’esperienza e le competenze che avevo acquisito in quei tre anni in cui ho lavorato per la CRO Accademica* con cui svolgevo il dottorato per trovare un lavoro come CRA in azienda. Da lì sono riuscito a entrare in ICON, una grossa CRO, in cui ho fatto il CRA per diversi anni e la mia esperienza nella ricerca clinica è cresciuta e continua a crescere ancora oggi.
Sono ormai più di 15 anni che lavoro in questo settore e se anche tu vuoi entrare in questo mondo mi fa piacere darti qualche consiglio!
Se hai svolto un dottorato anche tu o se ti sei occupato di altro fino ad ora il tuo tempo non è stato perso:
Consiglio n. 1
Identifica le competenze che hai acquisito che possano essere trasferibili in una carriera nella ricerca clinica e sfruttale a tuo vantaggio!
Sono moltissimi i corsisti del Missione CRA che dopo il dottorato hanno deciso di voler cambiare percorso e sono riusciti ad intraprendere con successo una carriera in questo settore (vedi la storia di Domenico, Sandro, Luca e Monia). Questo perché durante il Missione CRA il lavoro principale che facciamo è sviscerare per bene tutti i ruoli della ricerca clinica in modo da capire quali sono le cosiddette “soft skill” fondamentali per la ricerca clinica. Per esempio, ecco tre skill “must-have” che devi dimostrare di avere nel tuo CV se vuoi lavorare in questo settore:
– attenzione ai dettagli;
– eccellente attitudine al time management e al rispetto delle deadline;
– capacità relazionali e diplomatiche.
Trovi questi ed altri consigli su come impostare un CV per la ricerca clinica seguendo questo videocorso.
Consiglio n. 2
Inizia dalla formazione per capire come funziona il settore
Per arricchire il tuo curriculum vitae ti consiglio di seguire un corso in ricerca clinica come il Missione CRA. Nessun corso ti assicurerà un lavoro ma in questo modo potrai conoscere le basi della ricerca clinica, potrai comprendere meglio come funziona la progettazione di uno studio clinico, le GCP, la terminologia usata, le skill necessarie in questo settore e potrai acquisire le nozioni necessarie per affrontare un colloquio di lavoro. Avrai modo inoltre di ampliare il tuo network, di conoscere professionisti del settore e di creare una rete anche con i tuoi compagni di corso, che potrebbero essere in futuro un ulteriore aiuto per riuscire a inserirti nel settore (prima o poi racconterò per bene la storia di 4 ragazzi che hanno partecipato assieme al Summer Camp, alcuni di loro hanno vissuto anche nella stessa casa e ora tutti e 4 lavorano per la stessa CRO!). Quindi…
Consiglio n. 3
Coltiva il tuo network
Per coltivare il tuo network sfrutta canali importanti come Linkedin: controlla la tua rete e verifica se qualcuno dei tuoi contatti lavora nel settore e ha modo di presentarti a una persona di riferimento della sua azienda.
A proposito di Linkedin, sappi che su Linkedin gestisco un gruppo riservato ai soli corsisti del Missione CRA dove pubblico, quando disponibili, consigli utili a trovare lavoro o posizioni lavorative da entry level.
Consiglio n. 4
Non solo CRA
Ebbene sì. Non esiste solo il Missione CRA. Lo dico spesso, col senno di poi avrei dovuto chiamare il corso “NON SOLO CRA”. Questo perché sono davvero tanti gli sbocchi professionali del Missione CRA. In primis il ruolo del Clinical Research Coordinator. Vedi questo videocorso gratuito sugli sbocchi professionali del Missione CRA per renderti conto tu in prima persona.
Per acquisire esperienza sul campo ti consiglio di iniziare a cercare proprio una posizione come Clinical Research Coordinator. Questo ti permetterà di migliorare le tue competenze ed è spesso un ruolo perfetto da sfruttare come trampolino di lancio per entrare nel settore della ricerca clinica (sono tantissimi i partecipanti del Missione CRA che hanno iniziato la loro carriera proprio da qui!). Per avere maggiori informazioni sul ruolo del Clinical Research Coordinator consulta questi articoli sul ruolo del CRC e sulle differenze tra CRC e CRA.
Consiglio n. 5
Sii “Ready to relocate”
Lo so, non è sempre facile e possibile, ma considera la possibilità di trasferirti in regioni con un maggior numero di aziende dedite alla ricerca clinica (Lombardia, Lazio e Toscana in primis) e ricorda che se non ti piace viaggiare, probabilmente quello del CRA non è il lavoro che fa per te! Tuttavia sono molte le figure che ruotano intorno a questo settore e un corso in ricerca clinica potrebbe aiutarti ad approfondire meglio anche gli altri ruoli.
Consiglio bonus
Affidati ad un mentore
In questi anni sono nati diversi corsi “clone” del Missione CRA. Ma fatti fare una domanda da chi ha creato “per primo” questa tipologia di corsi da 40 ore e ha formato personalmente oltre 1000 professionisti in questo settore. Cerchi un corso di formazione o qualcuno che realmente ci tiene a te e al tuo percorso di crescita professionale? In poche parole: cerchi un trainer o un mentore?
Mi ha fatto sorridere una lettrice di questo blog che poi si è iscritta di recente al Missione CRA e che mi ha detto, leggendo e preparandosi al corso sfruttando l’enorme quantità di materiale che metto loro a disposizione (libri, videocorsi, audio, etc): “Ora capisco perché hai chiamato così questo corso. Sì vede subito che farci entrare in questo mondo è la tua missione e che tu farai di tutto per farci raggiungere l’obiettivo”
Che bello vedere che questo mio lavoro viene notato ed apprezzato. Penso che quando perderò questa grinta e questa passione smetterò di organizzare il Missione CRA. Ma al momento è davvero la cosa che più amo: cambiare la vita a chi decide di darmi la propria fiducia (posto poi che ovviamente metta in pratica i miei consigli).
Ci tengo quindi a dirti che:
Per me tu non sei un numero, ma una persona.
E sono certo che questo mio mantra faccia la differenza.
Ogni tanto mi contatta qualcuno che ha seguito un altro corso in ricerca clinica chiedendomi consigli sul da farsi dopo il corso. Al che la domanda che spesso pongo è: “Ok ma cosa dice in merito il trainer del corso che hai seguito”? Diciamo che quando va bene la risposta che hanno ricevuto è “continua a cercare” ma la cosa più drammatica che ho realizzato è che spesso il corsista neanche li ha contattati, e credo proprio perché considerano i loro formatori come dei trainer, non dei mentori.
Quando un corsista del Missione CRA mi contatta su facebook o su telegram, qualcuno si stupisce che rispondo subito alla domanda.
Again, per me non sei un numero, ma una persona su cui riversare tutto il mio know-how su “Come entrare nella ricerca clinica”. E ti tratto come tale.
Quindi il mio ultimo consiglio, quello “bonus”, è: affidati ad un mentore, e non ad un trainer.
Se sei interessato a conoscere il mondo della ricerca clinica e vuoi seguire un corso che ti dia le basi per imparare a muoverti in questo mondo ti consiglio di seguire il videocorso gratuito al link www.missionecra.it.
* La CRO accademica in questione era l’Istituto Scientifico ISBEM di Mesagne (BR).
Abbiamo visto che nel settore della ricerca clinica gli acronimi che si utilizzano sono moltissimi e questo potrebbe portarti a confondere cose che in realtà sono molto diverse tra loro. Per esempio uno dei dubbi più frequenti per chi non è ancora pratico della materia è la differenza tra due figure centrali della ricerca clinica: il CRA e il CRC. In questo articolo ti spiegherò quindi le differenze tra questi due ruoli fondamentali che, nonostante siano indicati con delle sigle simili, hanno compiti e responsabilità molto diversi.
L’acronimo “CRC” sta per “Clinical Research Coordinator”. Si tratta di una posizione spesso considerata per entry level, per cui chi vuole accedere al mondo della ricerca clinica spesso inizia svolgendo proprio questo ruolo. Il CRC può essere chiamato anche Study Coordinator o, in maniera meno appropriata, Data Manager.
Il CRC lavora direttamente per il Centro Sperimentale ed è considerato, ancor più del Principal Investigator, la colonna portante degli studi clinici che il Centro segue. Gli Study Coordinator si occupano infatti della maggior parte del lavoro che si svolge presso il Centro:
Si occupano quindi di quasi tutto ciò che riguarda uno studio clinico, sebbene non ne siano i diretti responsabili. Infatti il responsabile dello studio presso il Centro Sperimentale rimane sempre il Principal Investigator, il quale però delega la maggior parte dei suoi compiti al CRC.
Un CRC, salvo rare eccezioni, non viaggia da un Centro all’altro, lavora solo nel Centro per cui lavora. E’ invece un po’ più frequente che si sposti per per alcuni Investigator Meeting ma il suo lavoro si svolge principalmente in ospedale.
Lo stipendio può variare dai 10 mila euro l’anno fino anche a oltre i 35 mila. Va detto infine che per poter diventare Study Coordinator è preferenziale avere una laurea in materie scientifiche.
Sono tanti i partecipanti del Missione CRA che dopo il corso hanno deciso di iniziare a fare un po’ di esperienza in ricerca clinica partendo dal ruolo di CRC. L’ultima ad aver fatto una breve videotestimonianza su quello che è accaduto dopo il corso è Stefania Blasi, che ci racconta cosa fa e come è andata dopo il Missione CRA.
Tutto ciò che viene svolto da uno Study Coordinator viene revisionato dal CRA.
“CRA” sta per “Clinical Research Associate”, anche conosciuto come Clinical Monitor. Anche per diventare CRA è richiesta una laurea in materie scientifiche, preferibilmente magistrale.
Nonostante non sia facile riuscire a trovarle perché nella maggior parte dei casi è richiesta esperienza, esistono delle posizioni lavorative per Clinical Monitor anche per entry level. Capita spesso che uno study coordinator, dopo aver acquisito un po’ di esperienza diretta sul campo, riesca a trovare lavoro come CRA.
Al contrario del CRC, il CRA non deve raccogliere dati, il suo compito è quello di monitorare che il Centro stia svolgendo lo studio clinico seguendo il protocollo fornito e le GCP. Il CRA inoltre non è impiegato dal Centro Sperimentale, ma lavora direttamente per lo Sponsor o per la CRO delegata dallo Sponsor. Questo vuol dire che il CRA svolgerà il suo lavoro di monitor presso tutti i Centri Sperimentali selezionati dallo Sponsor per lo studio. A differenza del CRC il CRA non ha nessuna interazione con i pazienti, analizza i dati raccolti dal PI e dal CRC, esegue la cosiddetta “Source Data Verification” (SDV) e verifica che il farmaco sperimentale sia assegnato correttamente ai pazienti seguendo il protocollo e le tempistiche richieste. In breve quindi si assicura che non ci siano deviazioni dal protocollo e violazioni delle GCP, che ci sia una adeguata supervisione da parte del PI e che i dati registrati siano corretti e accettabili.
Il lavoro quindi è più ampio e un’altra differenza importante rispetto al CRC è che il CRA deve viaggiare da un Centro Sperimentale all’altro in base alle necessità dello Sponsor e del Centro. Per ogni Centro generalmente la sua attività di monitoraggio può durare circa un paio di giorni. Al suo rientro, sia che si tratti di un CRA Home Based sia che sia un CRA Office Based, si occuperà di scrivere i report delle sue attività.
Per queste ragioni probabilmente la mole di lavoro del CRA può essere maggiore rispetto a quella del CRC. Si può dire infatti che lo Study Coordinator inizi e termini il suo lavoro al Centro seguendo generalmente degli orari di lavoro prestabiliti; per il CRA invece gli orari di lavoro spesso si prolungano più del previsto e viaggiare da un Centro all’altro può diventare stressante.
Questo è compensato però da uno stipendio lordo che è molto più alto e può variare dai 20-35 mila euro l’anno (per un entry level) fino a raggiungere e superare in alcuni casi anche i 55 mila all’anno.
Approfondimenti:
Per conoscere in modo più approfondito i compiti del CRC ti suggerisco di leggere l’articolo “Il ruolo del Clinical Research Coordinator”, ti aiuterà a capire di cosa si occupa in modo più dettagliato.
Se invece ti interessa approfondire il ruolo del CRA puoi leggere l’articolo “Clinical Research Associate, questo sconosciuto. Breve descrizione del ruolo” e puoi seguire il videocorso gratuito.
Se ti interessa la ricerca clinica potrai inoltre trovare tutte le informazioni di cui hai bisogno sul sito Missione CRA e sulla nostra piattaforma di e-Learning Formazione Nel Farmaceutico.
In questo articolo ho voluto riportarvi la testimonianza molto interessante di Luca e Monia, due brillanti corsisti, marito e moglie, del Missione CRA Summer Camp 2016. Ho avuto modo di incontrarli a Milano e ho potuto fare loro delle domande che potranno aiutarti a capire come muoverti in questo settore con la speranza che possa succedere anche a te dopo aver seguito il Missione CRA!
Luca e Monia, come Domenico (leggi la sua storia qui), sono due post doc ed ora lavorano entrambi per una TOP CRO internazionale.
NB: il Summer Camp è l’edizione estiva del Missione CRA. E’ la versione più completa in assoluto, che prevede anche 4 ore di coaching in inglese sulla comunicazione, oltre alla revisione del CV e Lettera di Motivazione e al cibo rigorosamente pugliese! 🙂
Vedi qui la diretta facebook oppure leggi l’articolo in basso:
Cosa è successo da quando avete frequentato il Summer Camp nel 2016 ad oggi?
Monia: Io ho iniziato il Summer Camp spinta da mio marito, venivo da un percorso accademico e da una carriera universitaria. Dopo la laurea ho fatto un dottorato, sono stata negli Stati Uniti, sono rientrata e mi stavo specializzando. Lavoravo in laboratorio ma c’erano i soliti nei di quest’attività, i classici problemi con le borse di studio e le insoddisfazioni per gli stipendi. A un certo punto Luca ha contattato Stefano e anche se abbastanza scettica abbiamo deciso di partecipare al corso. Già dal primo giorno ho cominciato ad appassionarmi, scrissi il mio obiettivo ponendo come scadenza la fine del mio contratto: il 30 dicembre. E posso dirvi che ho ottenuto il mio primo colloquio telefonico per l’azienda per cui ancora oggi lavoro il 29 dicembre! Le aspettative sono state ripagate e il mondo che Stefano ci aveva illustrato ci ha accolto, all’inizio con alcune problematiche ma poi è stato tutto molto interessante. Attualmente sono ancora in quell’azienda, posso dire che dal corso all’assunzione sono passati circa due mesi di contatti e invii di curriculum.
Luca: Posso confermare quello che ha detto Monia. Sul corso penso che abbia ampiamente descritto quello che è stato l’aiuto di Stefano. È un grande motivatore, io non ci credevo all’inizio, soprattutto quando dopo il corso ho iniziato a inviare curriculum e o non ricevevo risposte o mi veniva detto che servivano persone con esperienza. Bisogna però continuare a provare e contattare quante più persone possibile. Stefano in questo mi ha seguito molto ed è riuscito a tirare fuori il mio lato propositivo. Le difficoltà ci sono, ci saranno tanti no, ma non bisogna abbattersi, se si è determinati si riesce a raggiungere il proprio obiettivo. Anche io come mia moglie avevo un’esperienza accademica, istituti di ricerca ed esperienza all’estero. Abbiamo scelto Milano come città per trasferirci e alla fine siamo stati assunti nella stessa azienda. Monia è stata assunta a gennaio e io a marzo. Un consiglio è di ascoltare Stefano il più possibile! Soprattutto nell’impostazione del curriculum e del profilo Linkedin. Io posso dire che prima del corso provavo a mandare il mio curriculum ma quell’impostazione, quel sapersi vendere non ce l’avevo.
Com’è andato l’iter di selezione?
Monia: per quanto riguarda l’azienda che mi ha assunta, io vi posso dire che avevo mandato il curriculum come CRA trainee per una posizione aperta. Mi contattarono dicendo che la figura di CRA trainee doveva avere o una laura conseguita da un anno o un dottorato conseguito da un anno e io il dottorato l’avevo conseguito sei anni prima e la laurea dieci. Io risposi quindi dicendo che sembrava un gatto che si mordeva la coda, visto che per le posizioni normali era richiesta esperienza e per quelle senza esperienza era richiesto anche questo. Forse la mia risposta non convenzionale colpì la recruiter che propose di inserire il mio curriculum nella loro piattaforma interna per eventuali altre posizioni. Fui contattata infatti per una posizione di CTA. Il primo colloquio è stato telefonico in lingua inglese, con domande generali sul tipo di studi, sul motivo per cui volevo cambiare carriera, su quali fossero le mie prospettive, una serie di domande per capire quanto fossi interessata alla ricerca clinica. Dopo qualche giorno mi telefonò da Milano quella che sarebbe stata la mia Line Manager, che voleva fare “quattro chiacchiere” prima di farmi partire per Milano per un colloquio. Fu una telefonata di più di mezz’ora e il colloquio fu quasi “demotivazionale” per via del mio curriculum e dei miei titoli, vista la posizione per cui ero candidata, una posizione per cui tecnicamente non è richiesta nemmeno una laurea. Dissi però che ero fortemente interessata a fare qualsiasi cosa pur di cambiare carriera e che ero sicura di volermi trasferire. Alla fine andai a Milano, parlammo di persona ma mi aveva già scelta, quindi discutemmo direttamente la situazione contrattuale.
Il primo contratto che ho avuto è stato un contratto di un anno, ora sono ancora CTA, per voglia e per scelta per adesso e ho avuto un’estensione di contratto. Le funzioni del CTA prevedono di avere ancora a che fare con la parte ospedaliera, con lo study coordinator, col P.I., col CRA. Quindi diciamo che è la persona che vede la maggior parte di uno studio clinico, maneggiandone anche la maggior parte dei documenti ha secondo me una cognizione totale di quella che è una sperimentazione dal primo all’ultimo step, perché ci occupiamo di SIV, di COV, mandiamo noi il materiale. Quindi in maniera scherzosa mi definisco la badante del CRA. Il tipo di lavoro dipende molto dalle aziende, tendenzialmente è molto d’ufficio, si può definire “burocratico” relativamente, perché i documenti si riferiscono sempre a una sperimentazione clinica. Però ho fatto anche assistenza con un CRA per chiudere dei centri in una COV, oppure nella nostra azienda in caso di audit il CTA è previsto che accompagni il CRA e il QA. Ci si allontana anche dall’ufficio quindi. Il CTA comunque non viaggia molto generalmente. Io ho iniziato il corso pensando di voler fare il CRA, adesso vedendo la quantità di viaggi, non avendo vent’anni e volendo creare una famiglia, preferisco fare il CTA.
In che modo il Missione CRA ti ha aiutato a superare il corso?
Monia: due parti fondamentali del corso mi hanno aiutato. La sessione di coaching in inglese, che mi ha aiutato con la parte telefonica, perché essendo stata negli Stati Uniti ero terrorizzata di non capire bene gli accenti al telefono. Invece durante il corso la trainer ci ha spiegato cosa dire e come dirlo, ci ha aiutato a capire quali cose dire senza danneggiarci da soli. Ed è stato fondamentale anche il coaching di Stefano, che ci ha fatto capire cosa è importante far emergere durante i colloqui, quindi la positività, la voglia di affrontare questo tipo di lavoro, le difficoltà e la capacità di problem solving.
Luca: voi adesso avete una panoramica di quello che è il lavoro del CRA. Questo corso vi aiuterà a capire come porvi in un colloquio in maniera diversa rispetto ai colloqui che avete sostenuto fino ad ora. Avrete una visione globale di quello che è il mondo delle CRO e di quella che è la figura del CRA. Questa panoramica vi aiuta ad affrontare il colloquio, perché le domande su questi argomenti possono capitare.
Tu Luca di cosa ti occupi?
Luca: Il mio ruolo è diverso da quello del CRA o del CTA, viene definito RSU che sta per “Regolatorio e Start Up”. È un lavoro molto amministrativo, mi occupo delle sottomissioni degli studi clinici, quindi della fase di Start Up di ufficio. Quindi contatti con AIFA, con tutto il mondo regolatorio, comitati etici, ma anche con i P.I., con le aziende. Perché nell’azienda per cui lavoriamo noi questa figura si occupa anche della negoziazione dei contratti, che è il primo step per far partire il trial in Italia. Quindi il contratto che si va a stipulare tra l’azienda ospedaliera e lo sponsor. Ora ho avuto anche la certificazione come CRA, ecco perché l’importante è entrare, poi in azienda si capiscono bene i ruoli e si capisce bene quello che uno vuole fare. Io ho spinto molto per avere la certificazione e lavorare come CRA. È stata importante l’esperienza fatta nel regolatorio, perché vedendolo poi dal punto di vista pratico nelle dieci visite che vi verranno richieste per la certificazione, ti rendi conto dei documenti che trovi al centro. Il Clinical Start Up Associate è uno dei lavori più frequenti per chi non ha esperienza.
In quanto tempo hai fatto le visite accompagnate?
Luca: in due settimane! Se un’azienda vuole farvi avere la certificazione non ci vuole molto tempo. Ho viaggiato per due settimane ogni giorno, ma nel lavoro quotidiano il CRA non viaggia così tanto. Si passa anche il tempo in ufficio per preparare le visite successive e i report da sottomettere. Comunque lo step duro da superare è entrare in azienda, dopo si può crescere tranquillamente.
Dal punto di vista del CV dopo il Summer camp a quanto si è ridotto il vostro CV?
Luca: Due pagine! Dovete cercare di dare subito a chi lo legge l’idea di cosa volete fare e mettere in evidenza le esperienze reali che avete fatto e che vi servono per fare quello che volete fare. Io prima non avevo nessuna risposta, dopo il Missione CRA, ho ricevuto chiamate di risposta tutti i giorni. Alcune non portavano a niente, ma almeno inizi a prendere i contatti che possono tornarti utili dopo. Questo mondo sembra grande ma è molto piccolo, le persone te le ritrovi il giorno dopo in azienda. La persona che ti trovi al reclutamento finisci per ritrovarle in azienda. Un’altra figura da non sottovalutare è lo Study coordinator. Anche alla luce del nuovo Regolamento Europeo, adesso molti centri si stanno accreditando per la Fase 1, molti centri in Italia oggi li richiedono. I CRA se ne rendono conto di cosa vuol dire lavorare con un bravo study coordinator.
Monia: Io appena finito il corso ho chiesto al mio professore di iniziare a fare la study coordinator da lui, visto che faceva un po’ di ricerca clinica. Volevo toccare con mano il lavoro. Quindi quando poi ho avuto la proposta in azienda ho informato una mia collega del corso che io andavo via e il professore cercava. Così ci siamo per così dire scambiate e lei ha iniziato come study coordinator al mio posto col mio professore. Per questioni familiari si è spostata poi a Milano, è entrata all’Istituto Nazionale Tumori per altri motivi, ha iniziato a far girare il curriculum e ora lavora lì come study coordinator.
Luca: Anche per il P.I. è molto importante avere un bravo study coordinator per essere selezionato dalle CRO per il trial, perché i P.I. sono molto impegnati e il grosso del lavoro lo fanno gli study coordinator e i Sub Investigator.
Monia: Per chi ha una mentalità “universitaria” consiglio di cancellarla completamente, sia i lati positivi che quelli negativi.
Qual è la cosa del mondo accademico che odiavi e che qui non trovi più?
Monia: Il modo con cui vieni trattato, l’approccio. Io ho lavorato in ospedale per tanto tempo oltre che in università. All’università c’è il professore “barone” che ti farà sempre sentire inferiore, per cui ti trovi ad inseguire titoli ma a non raggiungere mai quel livello, anche se sei la persona più capace. Nel mondo ospedaliero ci sono altre problematiche, persone che spuntano da tutti i lati senza capacità che ti passano avanti. In azienda c’è un rapporto faccia a faccia con i tuoi capi, se devi dire una cosa ci si può parlare senza troppi problemi.
Voi siete entrambi Postdoc?
Monia: io oltre al dottorato ho anche una specializzazione.
Luca: io mi sono fermato al PhD.
Che differenza c’è tra il regolatorio in un’azienda farmaceutica e quello in una CRO?
Il regolatorio della farmaceutiche è diverso dalle CRO. Il primo si occupa più che altro di tutte le fasi che portano all’AIC, che parte già durante lo studio clinico. In Italia la maggior parte dei trial sono di fase 2 e 3. Già dalla fase 2 alla fase 3 l’azienda farmaceutica inizia a chiedere l’AIC all’EMA. Dopo dovrà affrontare uno step con l’autorità regolatoria italiana, ma questo è successivo. Siccome l’EMA ci mette 300 giorni più o meno e la fase 3 durerà un annetto, l’azienda si premunisce e parte col dossier da presentare all’EMA già all’inizio della fase 3. Perché è sicura che il farmaco confermerà le aspettative. Tutta questa fase la segue il regolatorio delle aziende farmaceutiche. Il regolatorio delle CRO si occupa proprio dello Start Up dello studio. Perché quando uno studio parte in ogni Paese si deve sottomettere il dossier che riguarda il farmaco, il protocollo di studio, tutto deve essere sottomesso ad AIFA. Di questo si occupa lo Start Up e il regolatorio delle CRO. Va tutto sottomesso parallelamente ad AIFA, ai comitati etici, se di fase 1 anche all’ISS. Tutta questa fase è di contatto tra lo sponsor e la CRO. Per cui lo sponsor deve fornire tutto il materiale, che poi verrà sottomesso, si farà un pacchettino e si sottometterà in parallelo a tutti. È un lavoro molto amministrativo.
Com’è come lavoro alla fine?
Luca: Fatto su pochi studi è interessante perché puoi studiare il protocollo, hai un contatto diretto con l’azienda farmaceutica. È un lavoro che io all’inizio non avevo proprio considerato ma poi mi è piaciuto. Poi io che ho sempre avuto un background scientifico il mio pallino era fare il CRA. L’ho fatto con piacere e ne ho apprezzato la bellezza facendo le visite di monitoraggio. Io ho avuto la fortuna di fare le visite di affiancamento su uno studio che avevo seguito da un punto di vista regolatorio, per cui mi sono trovato dei documenti che io stesso avevo sottomesso con le approvazioni ricevute dai vari comitati e da AIFA. È un lavoro da prendere in considerazione.
Com’è la vostra giornata tipo?
La nostra azienda è molto flessibile, non abbiamo cartellino, non timbriamo. Abbiamo un orario di ingresso flessibile tra le 8 e le 10. Abbiamo 8 ore obbligatorie con un’ora di pausa pranzo. Quindi è un orario gestibile. Abbiamo anche il benefit di lavorare da casa. Con gli orari c’è flessibilità.
Un’altra cosa positiva sono stati i benefit come la tredicesima e la quattordicesima, i premi di produzione. Sono cose che ti fanno sentire apprezzata e valutata. La nostra azienda fa una valutazione annuale, a seconda di come hai gestito il lavoro ti premia. Nelle grandi aziende la motivazione di chi lavora è la prima cosa. Se sei soddisfatto produci, se sei insoddisfatto no. E per loro è business. In più così facendo cercano di non perdere le risorse valide.
Per cercare lavoro consigliate di mantenervi sul generico o di essere specifici? Visto che l’importante sarebbe entrare, fare gavetta e cercare di arrivare dove si vuole arrivare.
Luca: la prima cosa è studiare il profilo dell’azienda per cui si fa l’application, valutare le skills richieste e cercare di evidenziarle nel curriculum. Non si può fare un’application generica per due o più posizioni. Sul profilo Linkedin si può essere generici spiegando che stai cercando un’opportunità in ricerca clinica. Usa parole chiave e usate l’inglese.
Qual è stato lo scoglio più grande nel passare dal settore accademico all’azienda?
Non abbiamo avuto uno scoglio così grande, perché sicuramente per il tipo di lavoro non avevamo l’esperienza, ma se hai affrontato per anni l’attività accademica, quindi le pressioni, il dover portare a termine una cosa, si può stare tranquilli. Perché il corso ti dà già delle indicazioni, l’azienda ti dà le basi, se sei una persona che vuole fare quello da sola riesci anche a leggere delle cose che vuoi per te stessa. All’interno dell’azienda le cose man mano le impari e nella nostra azienda io ho trovato dei Senior eccezionali, che hanno sempre investito del tempo nella formazioni di noi neoarrivati. Quello scoglio quindi no, forse a volte la sensazione di non essere capace come ti sentivi prima, perché non hai quell’esperienza che ti fa sentire padrona. Però è una cosa che gestisci e che soprattutto l’azienda sa. Tante volte ci hanno detto di chiedere sempre aiuto. Il tramandarsi del know how è un valore aggiunto per l’azienda. Una persona più è formata più per loro è utile.
Se vuoi avere maggiori informazioni sul corso Missione CRA segui il videocorso gratuito sulla nostra piattaforma FormazioneNelFarmaceutico.com!
Qui potrai trovare anche altri videocorsi gratuiti sul ruolo del CRA, su quello del Clinical Study Start Up Associate (sarebbe il ruolo svolto da Luca), sui ruoli da entry level nel mondo della ricerca clinica e molti altri corsi che potranno esserti utili per ampliare le tue conoscenze in questo settore.
Vuoi entrare a far parte del mondo della ricerca clinica ma non sai come cominciare? Ti interessa l’argomento ma non sai come reperire le informazioni giuste? Qui di seguito ti darò qualche spunto per muovere i primi passi nel mondo della ricerca clinica e per acquisire le conoscenze necessarie per poter farti avanti in questo settore!
In particolare i suggerimenti che ti dò sono 3:
1. INVESTI IN FORMAZIONE PER CAPIRE COME FUNZIONA QUESTO MONDO
Uno dei modi più rapidi per dimostrare di voler veramente diventare un CRA è investire nella formazione.
Questa è la frase che spesso mi ritrovo a dire a chi è interessato ad entrare in questo mondo.
Se ci pensi è quasi ovvio, ma in molti si ostinano a “fare da se” per poi convincersi che entrare in questo mondo è impossibile.
Quello che voglio dirti è che puoi in primis leggere e imparare dai documenti disponibili su diversi argomenti relativi al mondo della ricerca clinica. Per esempio le agenzie regolatorie di tutto il mondo pubblicano linee guida su vari argomenti sui loro siti web. Se vai sul sito dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) sono disponibili linee guida sulle ispezioni GCP, sulle normative vigenti, sulla farmacovigilanza, sui requisiti per la qualità delle sperimentazioni, sull’ Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali e altri argomenti interessanti. Inoltre un suggerimento utile può essere quello di seguire un corso per ottenere un certificato in ricerca clinica. Durante il corso potrà esserti utile toccare con mano documenti reali, svolgere esercitazioni pratiche e conoscere più da vicino il vero lavoro di un CRA. Ma la cosa più importante è che durante il corso avrai modo di informarti su come funziona questo mondo.
Se sei interessato a seguire un corso ti suggerisco di informarti sul MissioneCRA, perché nelle ore che abbiamo a disposizione (almeno 40, come richiesto da decreto ministeriale) mi occupo non solo di affrontare tutti gli argomenti richiesti da decreto ministeriale, ma ti mostro anche nella pratica, le attività che svolge un CRA. Il mio obiettivo è quello di darti tutte le nozioni fondamentali perché tu possa avere una piena concezione della ricerca clinica. La formazione e la conoscenza della materia è il primo passo per poterti muovere nel mondo del lavoro!
Se ti interessa questo mondo un altro corso che potrebbe fare al caso tuo è il Clinical Research For Beginners che ti fornirà le informazioni di base sulla ricerca clinica partendo dalle esperienze di chi è riuscito ad entrarci! Questo ed altri corsi online sono tutti disponibili sulla piattaforma FormazioneNelFarmaceutico!
==> Ulteriore risorsa gratuita: per apprendere le novità del mestiere ti invito a seguire e ad unirti al canale telegram del Missione CRA! www.t.me/missionecra
2. SCRIVI SULLA RICERCA CLINICA SU INTERNET PER INIZIARE A FARTI NOTARE E FOCALIZZARTI SULL’OBIETTIVO
Un modo creativo per dimostrare di avere “esperienza” può essere quello di creare video su Youtube o quello di scrivere articoli su LinkedIn su diversi argomenti relativi al lavoro di un CRA. Per esempio, puoi partire leggendo documenti su argomenti specifici e realizzare su quelli dei video interessanti o degli articoli su blog online per condividere ciò che hai appreso. La chiave qui è quella di produrre costantemente contenuti di alta qualità per un periodo di 3-6 mesi. Ti assicuro che quando avrai modo di parlarne con potenziali datori di lavoro ne rimarranno piacevolmente colpiti!
==> A questo proposito ti informo che gli acquirenti dell’eBook Diventare CRA hanno anche la possibilità di scrivere per CRAsecrets.com (ormai sito web italiano sui temi della ricerca clinica)
Se ti interessa scrivere per CRAsecrets.com o in generale su temi inerenti la ricerca clinica contattami su www.telegram.me/stefanolagravinese. Ti darò delle dritte utili!
3. PARTECIPA AD EVENTI E CONVEGNI SUL TEMA PER COMPRENDERE LE DINAMICHE E CONOSCERE NUOVA GENTE NEL SETTORE
Ci sono associazioni di professionisti del settore che tengono conferenze annuali frequentate regolarmente da persone chiave della ricerca clinica. Queste conferenze possono aiutarti a cogliere opportunità di cui altrimenti potresti non essere a conoscenza!
Sono molteplici gli eventi di associazioni come la SSFA (Società di Scienze Farmacologiche Applicate) e l’AFI (Associazione Industria Farmaceutici). Se non puoi spostarti dalla tua sede può esserti utile anche seguire alcuni dei tanti webinar che organizzo e che spesso trasformo in videocorsi sempre reperibili sulla piattaforma FormazioneNelFarmaceutico.
Ai seguenti link invece puoi trovare i prossimi eventi della SSFA e dell’AFI:
http://www.afiscientifica.it/eventi-afi/
Ancora, se non puoi viaggiare per lunghe distanze spesso puoi anche partecipare a eventi locali che possono migliorare il tuo know-how sulla ricerca clinica. Se può interessarti durante i miei viaggi di lavoro in più città di Italia organizzo spesso eventi dedicati agli acquirenti dell’ebook “Diventare CRA” che ho chiamato “A cena con Italo”, eventi dedicati a una nicchia ristretta in cui posso chiarire i tuoi dubbi e cercare di darti i consigli utili per raggiungere i tuoi obiettivi. Non solo, organizzo anche eventi ad iscrizione gratuita aperti a tutti (l’ultimo si è tenuto a Milano) proprio per incentivare il networking tra persone che non hanno esperienza nel settore e persone che invece già ci lavorano, il tutto in un ambiente di una cena informale con gente che condivide i tuoi stessi interessi!
E’ tutto anche per oggi!
Se questo articolo ti è piaciuto ti invito a condividerlo sui social. Potresti dare del valore a chi come te è alla ricerca del proprio futuro.
Alla prossima
Stefano Lagravinese
Se stai cercando lavoro nel settore della ricerca clinica e non conosci bene questo mondo, sicuramente ti sarai chiesto il significato di alcune parole che trovi negli annunci di offerte di lavoro. Infatti, nelle job offer sono indicati alcuni dei compiti che deve svolgere la figura ricercata, e durante il colloquio il selezionatore potrebbe chiederti se conosci il significato di una parola o di una particolare attività.
Se stai leggendo questo articolo, puoi farti già un’idea di 10 parole chiave che devi conoscere se vuoi entrare nel mondo della ricerca clinica. In questo modo, quando i recruiter ti interrogheranno, saprai a cosa si riferiscono e sarai in grado di rispondere. Vediamole insieme!
ISF o Investigator’s Site File. L’ISF è un archivio contenente tutti i documenti di uno studio clinico, ed è conservato presso il centro sperimentale dove viene eseguita la sperimentazione. Generalmente è un grosso faldone nel quale lo staff clinico ripone i documenti, e viene visionato dal CRA quando si reca presso il centro sperimentale durante le sue visite di monitoraggio.
TMF o Trial Master File. Il TMF è l’archivio contenente tutti i documenti di uno studio clinico conservato presso l’azienda farmaceutica. Spesso si utilizza l’acronimo TMF per indicare anche l’ISF, ma in realtà sono due archivi distinti: infatti il TMF si trova presso lo Sponsor che propone lo studio, mentre l’ISF presso il centro sperimentale in cui si esegue lo studio. Se vuoi saperne di più, ti invito a seguire il videocorso gratuito “Il ruolo del CRA”.
eCRF o electronic Case Report Form. La CRF, in italiano Scheda Raccolta Dati, è un documento in cui sono registrati tutti i dati richiesti dal protocollo dello studio relativi a ciascun paziente che partecipa alla sperimentazione. Per tanto tempo le CRF sono state cartacee, ma ora sono quasi completamente in formato elettronico. I dati dei pazienti sono inseriti nelle CRF dagli Study Coordinator, o più volgarmente Data Manager. Durante la visita di monitoraggio, il CRA ha anche il compito di verificare che i dati inseriti in CRF coincidano con quelli presenti sui documenti originali (per esempio i dati indicati nelle cartelle cliniche). Se vuoi saperne di più, anche in questo caso ti invito a seguire il videocorso gratuito “Il ruolo del CRA”.
Documenti Essenziali. Per documenti essenziali si intendono quei “documenti che singolarmente o nel loro insieme consentono di valutare la conduzione di uno studio e la qualità dei dati prodotti” (definizione tratta dalle Good Clinical Practice). La lista dei documenti essenziali è indicata nell’ottavo capitolo delle GCP, e suddivide i documenti in 3 categorie a seconda della fase dello studio in cui sono prodotti:
Uno dei ruoli che si interfaccia maggiormente con i documenti di una sperimentazione è il Clinical Study Start Up Associate. Se vuoi saperne di più in cosa consiste il suo lavoro e di quali documenti si occupa, ti invito a seguire il videocorso “Clinical Study Start Up Associate: i Documenti Essenziali”.
Comitati Etici. Il Comitato Etico è una struttura indipendente, costituita da diversi professionisti, che ha il compito di tutelare la sicurezza ed i diritti dei soggetti che partecipano ad uno studio clinico. Questo compito viene espletato valutando lo studio proposto dall’azienda farmaceutica e fornendo un parere (approvazione o diniego). Se vuoi saperne di più sul ruolo dei Comitati Etici e sul loro funzionamento, segui il videocorso “Clinical Study Start Up Associate: i Comitati Etici”.
Autorità Competente. Per Autorità Competente, chiamata anche Autorità Regolatoria, si intende un organismo che ha il potere di emanare disposizioni normative e che effettua la revisione dei dati degli studi clinici, di concerto con i Comitati Etici. In Italia, l’Autorità Competente è l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).
GCP o Good Clinical Practice. Le GCP sono degli standard internazionali di etica e qualità scientifica usati per progettare e condurre gli studi clinici sui soggetti umani. Le GCP sono state redatte nel 1996 dall’International Conference on Harmonisation (ICH) e sono state recepite in Italia con il Decreto Ministeriale del 15 luglio 1997. Recentemente è stata pubblicata una versione aggiornata delle GCP (E6-R2) che contiene diversi concetti innovativi. Se vuoi saperne di più sulle GCP, leggi l’articolo “Good Clinical Practice: Cosa si intende per GCP e quali sono le loro finalità?”.
Source Document. I documenti originali sono tutti i documenti in cui sono indicati i dati originali dei pazienti, per esempio: le cartelle cliniche, i diari dei pazienti, le radiografie, note di laboratorio, ecc. Ai fini di garantire l’attendibilità dei dati di uno studio clinico, è fondamentale che i source document siano accuratamente conservati e che non riportino errori. Se vuoi saperne di più sull’importanza dei source document, segui il videocorso “La qualità nella ricerca clinica”.
CRO o Contract Research Organization. La CRO è un’organizzazione che viene delegata da uno sponsor per eseguire uno o più compiti legati agli studi clinici che promuove. Le aziende farmaceutiche, quindi, delegano in outsourcing alcune attività alle CRO, le quali offrono risorse, competenze e servizi di supporto per portare avanti le sperimentazioni cliniche. Se vuoi saperne di più sulle CRO e sulla pratica dell’outsourcing, ti invito a seguire il videocorso “L’Outsourcing nella Sperimentazione Clinica”.
Audit. Con il termine audit si intende un controllo sistematico ed indipendente delle attività e dei documenti pertinenti allo studio, per verificare che siano conformi al protocollo, alle SOP (Procedure Operative Standard), alle GCP e alle normative vigenti. L’audit viene effettuato dall’Auditor o Quality Assurance, che ha il compito di segnalare eventuali finding in modo che possano essere corretti da chi di competenza. Se vuoi saperne di più sugli audit, ti invito a seguire i videocorsi “La qualità nella ricerca clinica” e “Gli Audit in ricerca clinica”.
Durante il corso di alta formazione in ricerca clinica “Missione CRA” affrontiamo tutti questi argomenti (e non solo), in modo da darti le basi necessarie per poterti candidare ad offerte lavorative nel settore della ricerca clinica!
Se sei un biologo o biotecnologo (o più genericamente hai una laurea in scienze della vita) e stai leggendo quest’articolo, probabilmente sarai arrivato a porti delle domande su quali possono essere gli sbocchi lavorativi e professionali per un laureato in Biologia o in Biotecnologie. Quelli più comuni (e più diffusi) li conoscerai già: puoi iniziare un percorso accademico e cercare di concorrere per un dottorato di ricerca, puoi cercare posizioni nei laboratori di reparti di ricerca e sviluppo di aziende farmaceutiche e non, puoi fare domanda per l’insegnamento o per alcuni concorsi pubblici. Si tratta di opzioni tutte possibili anche se non ti danno una stabilità economica a lungo termine.
Sappi però che gli sbocchi professionali per un biologo o un biotecnologo però non finiscono qui!
Infatti un settore sempre più in crescita non solo in Italia ma in tutto il mondo è quello della ricerca clinica, un mondo che promette un’espansione sempre maggiore per i prossimi anni e che risulta ancora sconosciuto anche alla maggior parte dei laureati in materie come Biologia o Biotecnologie, proprio quelli che dovrebbero essere i più informati.
Con quest’articolo potrai quindi cominciare a farti un’idea di quali potrebbero essere le tue opportunità di carriera in un settore che forse non hai ancora valutato.
Nel dettaglio: quali sono i ruoli che può rivestire un laureato in Biologia o in Biotecnologie, anche come entry level?
Clinical Research Associate
Il Clinical Research Associate (CRA) anche noto come Clinical Monitor, è una delle figure oggi maggiormente richieste dalle aziende farmaceutiche o dalle CRO, che ha il ruolo di supervisionare il progresso di uno studio clinico, assicurando l’integrità dei dati raccolti, il rispetto dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti partecipanti allo studio. Può svolgere il suo lavoro home-based o office-based, a seconda che lavori da casa o dall’ufficio ed è tenuto a viaggiare per almeno il 50% del tempo per effettuare le visite di monitoraggio presso i Centri Sperimentali.
Per maggiori informazioni su questo ruolo puoi leggere gli articoli ai seguenti link:
http://www.missionecra.com/quali-sono-le-caratteristiche-per-fare-il-cra/
http://www.missionecra.com/clinical-research-associate-ruolo/
Puoi anche seguire il videocorso gratuito sulla piattaforma di E-learning FormazioneNelFarmaceutico.com.
Clinical Trial Assistant
Il Clinical Trial Assistant (CTA) è la persona che ha il compito di supportare il CRA e il Project Manager nel gestire lo studio clinico per gli aspetti più burocratici in accordo con le GCP, le SOP e le normative vigenti.
Il CTA generalmente lavora office-based, e può avere un contratto full-time o part-time presso le CRO (Contract Research Organization) o le aziende farmaceutiche. Questo ruolo viene spesso considerato anche come propedeutico per il lavoro del CRA e come ottimo trampolino di lancio per entrare nel mondo della ricerca clinica. Infatti, potresti riuscire ad ottenere una posizione da CTA e accumulare esperienza utile per un avanzamento di carriera a CRA.
Per maggiori informazioni su questo ruolo specifico puoi consultare l’articolo al seguente link: http://www.missionecra.com/il-ruolo-del-clinical-trial-assistant/
Clinical Research Coordinator
Il Clinical Research Coordinator (CRC) è la persona responsabile di coordinare le attività di gestione dello studio clinico dal punto di vista non medico, sempre in accordo con le GCP, le SOP e le normative vigenti.
Viene comunemente chiamato Study Coordinator o, volgarmente, Data Manager, perché, anche se adesso non è più così, inizialmente i CRC inserivano i dati nella CRF elettronica. Il CRC può lavorare full-time o part-time all’interno di ospedali, ASL, IRCCS e Fondazioni. Si tratta di un lavoro più precario rispetto agli altri perché gestito spesso con borse di studio, anche se non mancano i casi di ottimi contratti a tempo indeterminato. Anche la figura del CRC può essere un ottimo trampolino di lancio per entrare nel mondo della ricerca clinica, permettendoti di acquisire sul campo l’esperienza necessaria per rivendere il tuo background e rivestire altri ruoli all’interno di una CRO o di un’azienda farmaceutica.
Per saperne di più sul ruolo del CRC puoi consultare l’articolo al link http://www.missionecra.com/il-ruolo-del-clinical-research-coordinator/ e puoi ascoltare l’intervista ad un’ex alunna del MissioneCRA che ora lavora come Study Coordinator.
Clinical Study Start Up Associate
Il Clinical Study Start Up Associate (CSSA) è uno dei ruoli emergenti meno conosciuti nel campo della ricerca clinica. Fa parte dei ruoli per gli entry level ma può essere anche scelto da CRA con esperienza che vogliono cambiare mansioni. Il CSSA è ricercato più spesso dalle CRO che dalle aziende farmaceutiche ed è responsabile del coordinamento delle attività che riguardano la sottomissione di uno studio clinico. Si relaziona con il team della CRO, dello Sponsor e del Centro Sperimentale. Lavora generalmente office-based ed è raro che viaggi.
Per maggiori informazioni su questa figura puoi consultare un articolo più dettagliato al link http://www.missionecra.com/il-ruolo-del-clinical-study-start-up-associate/; per approfondire tutti gli aspetti su questo lavoro puoi anche seguire il videocorso gratuito su FormazioneNelFarmaceutico.com.
Tutti questi ruoli appena elencati sono quelli che un laureato in Biologia o in Biotecnologie, o più in generale in materie scientifiche, può svolgere in questo settore ancora così poco conosciuto. Per saperne di più, oltre a leggere gli articoli che ti ho indicato, puoi seguire il videocorso gratuito sui ruoli da entry level e puoi scaricare gratuitamente la parte introduttiva dell’ebook “DiventareCRA”, in cui spiego come muovere i primi passi per entrare nel mondo della ricerca clinica.
Naturalmente durante il MissioneCRA parliamo di tutte queste figure e ti forniamo tutte le basi necessarie per poterti candidare a offerte lavorative per ognuno di questi ruoli!
Quante volte cercando offerte di lavoro nel settore della ricerca clinica ti sei imbattuto nel ruolo del Clinical Trial Assistant? Ti sei mai chiesto se è sinonimo di Clinical Research Associate (CRA) o se sono due ruoli differenti? Quali sono le mansioni che questa figura deve svolgere e quali sono i requisiti richiesti per poter fare questo lavoro?
Se ti sei posto tutti questi interrogativi, sei nel posto giusto! In questo articolo ti spiego brevemente in cosa consiste il ruolo del CTA, quali sono i suoi compiti e quali sono i requisiti generalmente richiesti. Vediamoli nel dettaglio.
Il Clinical Trial Assistant (CTA) è la persona che ha il compito di supportare il CRA e il Project Manager nel gestire lo studio clinico per gli aspetti più burocratici in accordo con le GCP, le SOP e le normative vigenti.
Il CTA è anche chiamato: Clinical Trial Administrator, Segreteria Clinica, Clinical Project Associate, Clinical Trial Associate, Clinical Project Coordinator.
Il CTA generalmente lavora office-based, e può avere un contratto full-time o part-time presso le CRO (Contract Research Organization) o le aziende farmaceutiche.
Cosa fa il CTA?
In sostanza, è una figura poliedrica che interviene “al bisogno”, a seconda delle necessità del trial.
Quali sono le caratteristiche del CTA?
Come ho sottolineato sopra, non occorre avere una laurea per poter svolgere il ruolo del CTA. Tuttavia, è bene possedere un background scientifico in modo da poter comprendere pienamente i processi della ricerca clinica e dello sviluppo di nuovi farmaci.
Inoltre, ti voglio dare un’ulteriore notizia interessante: questo ruolo può essere considerato propedeutico per il lavoro del CRA, e quindi rappresenta un ottimo trampolino di lancio per entrare nel mondo della ricerca clinica. Infatti, potresti riuscire ad ottenere una posizione da CTA e accumulare esperienza utile da spendere in futuro, per esempio per un avanzamento di carriera a CRA.
Se vuoi saperne di più sul ruolo del CTA e su altri ruoli da entry level nel mondo della ricerca clinica, ti invito a seguire il videocorso gratuito che trovi sulla piattaforma di e-learning FormazioneNelFarmaceutico.com.
Durante il Missione CRA parliamo anche tanto di questo ruolo, proprio per capire se può fare o meno per te!
Autore: Claire Ivey (CRA)
Le sperimentazioni cliniche mi sono sempre sembrate più importanti per la vita di tutti i giorni rispetto alla ricerca di base. Non ho mai avuto un piano di carriera, quindi ho sempre odiato la tipica domanda dei colloqui “dove ti vedi tra 10 anni?” . Ho amato profondamente il mio percorso di studi in farmacologia, quindi l’ovvia progressione sembrava essere un dottorato di ricerca e quindi una posizione post-dottorato. Il mio primo postdoc è stato negli Stati Uniti, ma non mi piaceva.
Il mio capo era una signora estremamente brillante ed entusiasta e ho iniziato a rendermi conto che non mi sarei mai entusiasmata per la scienza come lei. Così ha iniziato a balenarmi l’idea che potevo non essere abbastanza brava da intraprendere una carriera nella ricerca accademica. Inoltre mentre guardavo la gente che lottava per ottenere finanziamenti, mi sono molto scoraggiata nei confronti dell’intero sistema.
Sebbene i miei primi pensieri sull’abbandonare o meno la ricerca di base stavano ormai emergendo, mi convinsi che era una sensazione legata solo al lavoro che stavo facendo in quel momento. Sono quindi tornata nel Regno Unito e dopo un secondo postdoc, mi sono subito resa conto che i miei precedenti dubbi non riguardavano solo le esperienze svolte negli Stati Uniti, ma che era decisamente il momento di cambiare carriera.
Diversi amici erano entrati nel mondo della ricerca clinica, così ho iniziato a esplorare quest’opzione. Ho avuto una lunga chiacchierata in particolare con una mia amica, che era stata un associato di ricerca clinica (CRA) per un’importante azienda farmaceutica per un paio d’anni e sembrava molto felice. Mi ha dato un ottimo opuscolo, contenente molte informazioni su come vengono condotti gli studi clinici e cosa fa un CRA.
Un CRA passa molto tempo a visitare i centri sperimentali che eseguono trial clinici per assicurarsi che tutto sia fatto correttamente, che i pazienti non vengano compromessi e che i dati raccolti siano accurati. Un CRA può lavorare sia per un’azienda farmaceutica che per un’organizzazione di ricerca a contratto (CRO). In quest’ultimo caso si tratta di un’organizzazione assunta dalle aziende per esternalizzare i compiti legati ai loro studi clinici.
Analizzando ciò che preferivo fare ho concluso che per me le sperimentazioni cliniche sembravano molto più interessanti e importanti per la vita di tutti i giorni rispetto alla ricerca di base. Mi è anche piaciuta l’idea di tornare ad avere a che fare in qualche modo con le cose che avevo studiato durante il mio corso di laurea. Ma soprattutto ciò che più mi ha attratto del settore è stata l’opportunità di costruire una carriera.
Conoscevo persone che erano entrate nella ricerca clinica alcuni anni prima e che avevano avuto avanzamenti di carriera importanti, arrivando ad assumere posizioni di rilievo nella gestione degli studi clinici anche in tempi ragionevolmente rapidi. La mia idea era quindi che se avessi lasciato la ricerca, l’avrei voluto fare per passare a qualcosa che mi offrisse molte prospettive di carriera per il futuro.
Chiaramente avevo dei dubbi. Sapevo che quel tipo di lavoro avrebbe comportato molti viaggi, così come il fatto di guidare, che non mi è mai piaciuto! Ho anche pensato che i CRA dovessero essere piuttosto estroversi e dovessero sopportare parecchi litigi con i medici! Ma, anche se non era il lavoro dei miei sogni, comunque per me era abbastanza da provare a fare il salto.
Il mio CV aveva bisogno di revisioni, perché molto orientato verso i lavori di ricerca, così la mia amica mi ha aiutata ancora una volta, suggerendomi di mettere in evidenza capacità come la risoluzione di problemi, abilità interpersonali e la capacità di lavorare come parte di una squadra pur essendo indipendente, cosa che facevo ogni giorno ma che non avevo mai veramente pensato di dover evidenziare. Fino ad allora avevo sempre pensato che la mia esperienza di laboratorio e le mie pubblicazioni parlassero da sole, ma è davvero importante sottolineare tutti i punti di forza e sapersi vendere – anche se può sembrare difficile dirlo senza che sembri un cliché – perché la competizione per questi lavori è enorme.
Qualsiasi esperienza clinica, per quanto limitata, dovrebbe essere sfruttata per evidenziare tutto ciò che è stato possibile imparare. Molte aziende, ad esempio, preferiscono avere degli infermieri per il ruoli di CRA proprio in virtù della loro esperienza clinica.
Quindi, con il mio curriculum revisionato, ho iniziato a candidarmi per alcuni posti di lavoro. Mi sono subito resa conto che una transizione verso la ricerca clinica non sarebbe stata facile. Tutti gli annunci richiedevano persone con esperienza, ma come fai ad ottenere esperienza se nessuno ti considera? Un’agenzia mi disse che il mio dottorato era privo di significato, qualcun altro che ero troppo qualificata e che avrei trovato il lavoro molto noioso. È stato molto demoralizzante, ma credo ancora che l’esperienza di laboratorio sia un ottimo background per lavorare negli studi clinici. Ti insegna a pensare, a collaborare con i colleghi e ad avere fiducia nelle tue azioni.
Candidarsi per un lavoro dopo l’altro è stato molto frustrante: sapevo di poter svolgere bene quel tipo di lavoro, ma nessuno mi dava una possibilità!
Infine, dopo 5 mesi, ho avuto il mio primo vero colloquio, che in realtà non è andato molto bene, ma mi ha permesso di avere una bella chiacchierata con uno dei recruiter mentre aspettavo il taxi per tornare a casa. Mi ha dato dei consigli preziosi e mi ha detto che è molto utile comunicare nella lettera di presentazione di avere una buona conoscenza di ciò che il lavoro comporta e di come le proprie capacità possono adattarsi alle competenze richieste. Mi ha anche consigliato di personalizzare la mia cover letter in modo da renderla specifica per ogni tipo di annuncio, così da dimostrare di averlo letto attentamente e di avere un reale interesse nella candidatura. Un altro suggerimento è stato quello di stampare il CV e la lettera su carta spessa e di buona qualità, in modo da farla risaltare in una pila!
Per il colloquio successivo, un paio di mesi più tardi, ho approfondito gli argomenti riguardanti i principali compiti svolti da un CRA. Ho imparato vari termini chiave come GCP (good clinical practice) o SDV (source data verification). Lì per lì ne conoscevo del tutto il significato, ma potevo inserirli in una frase se necessario! Qualunque cosa abbia fatto, deve aver funzionato perché alla fine ho ottenuto il lavoro e sono diventata una CRA da oltre un anno.
Ho dovuto imparare tantissime cose molto in fretta ed è stato difficile cominciare da zero. Come in ogni lavoro, ci sono gli aspetti positivi e quelli negativi. Ci sono molti viaggi da affrontare che a volte mi fanno stancare un po’, ma le mie capacità di guida sono migliorate!
Attualmente trascorrere così tanto tempo con i medici mi piace davvero e nessuno mi ha mai urlato contro! Il lavoro quotidiano a volte può sembrare banale, ma l’esperienza che sto acquisendo e la perseveranza presto mi permetteranno anche di crescere professionalmente. A volte mi manca il laboratorio, ma poi sento i miei amici parlare di disoccupazione e incertezza per il futuro, e la nostalgia mi passa!
Fonte: https://cra-school.com/testimonials-becoming-a-cra-by-claire-yvey-science-april-2002/
Vuoi sapere se la vita da CRA fa per te? Segui il videocorso gratuito e fai il questionario finale!
Dopo aver visto la settimana da CRA, focalizziamoci ora su una singola giornata da CRA.
Il CRA, indipendentemente dalla CRO per cui lavora, si occupa principalmente del monitoraggio di uno studio clinico: si reca nel centro sperimentale, esegue la Source Data Verification (SDV) e verifica la conformità dello studio al protocollo la sicurezza dei pazienti.
Per chi ancora non conosce in maniera approfondita la ricerca clinica, la SDV consiste nel confrontare i dati indicati nelle CRF (Case Report Form) con i dati presenti nei “source document”, cioè i documenti originali. È importante verificare che i dati siano trascritti correttamente, perché successivamente verranno inseriti nel database dello studio e analizzati dagli statistici.
Il CRA, pertanto, svolge il suo lavoro in parte in ufficio e in parte in viaggio per andare nei centri sperimentali che gli sono stati assegnati. In genere, la maggior parte del lavoro si svolge presso i centri sperimentali, e quindi il CRA viaggia nel 70-80% del suo tempo.
La quantità di visite di monitoraggio che il CRA esegue ogni mese dipende da vari fattori: l’area geografica in cui si svolge lo studio, la fase dello studio, il numero di centri assegnati. Per esempio, se lo studio è in fase di avvio (Start-up), si procederà più lentamente perché i centri dovranno seguire un training sullo studio e in seguito dovranno reclutare i pazienti. Se invece si è assegnati ad uno studio già avviato, il monitoraggio sarà più impegnativo.
La quantità di visite di monitoraggio e i centri assegnati viene stabilita nel business plan tenendo conto delle ore di viaggio richieste per raggiungere il centro, in modo che il CRA non vada in sovraccarico di lavoro. In genere, si cerca di assegnare centri più vicini in modo da evitare di compiere lunghi viaggi.
Nella giornata tipo presso il centro sperimentale, il CRA si alza presto per prendere un treno/aereo/macchina per raggiungere l’ospedale. Lì si occupa del monitoraggio dello studio: esegue la SDV, controlla la gestione del farmaco sperimentale, controlla i documenti dello studio e verifica che questo sia condotto in conformità al protocollo e alle GCP (Good Clinical Practice). In serata riprende i mezzi per tornare a casa (generalmente verso le 22:00/23:00). Può anche capitare di non dover viaggiare in giornata, ma di fermarsi a dormire in hotel.
Il monitoraggio, però, non si limita alla visita vera e propria nel centro sperimentale: infatti, il CRA deve scrivere un report entro una tempistica stabilita dalla propria azienda, riportando le attività svolte ed eventuali non conformità riscontrate; inoltre, il CRA può anche chiedere dei chiarimenti (queries) allo sperimentatore su alcuni aspetti dello studio.
Durante la giornata in ufficio, invece, il CRA partecipa a riunioni e teleconferenze con il team di studio, invia email ai vari attori che prendono parte allo studio, scrive i report, e ovviamente programma i prossimi viaggi per le visite di monitoraggio successive.
La vita da CRA è impegnativa e non è adatta a tutti: spesso ci si trova lontani dalla famiglia, si viaggia molto tempo e da soli, ma ad alcune persone piace e fanno questo lavoro con passione. La passione per il proprio lavoro, l’avere a cuore il miglioramento della salute dei pazienti con nuovi farmaci, sono questi gli aspetti che fanno amare il lavoro del CRA e faranno di te un buon CRA.
È’ importante conoscere per bene come funziona la ricerca clinica e in cosa consiste il lavoro del CRA prima di candidarsi per queste posizioni.
In ricerca clinica esistono tanti ruoli, per esempio nel regolatorio, nel Quality Assurance, nella farmacovigilanza, Study Coordinator, e tanti altri ancora.
Nel corso “Missione CRA” potrai imparare non soltanto come funziona la ricerca clinica, ma anche quali sono i vari ruoli professionali coinvolti in questo processo, con particolare riferimento al CRA, per capire se è un lavoro adatto a te o no. In alternativa potresti scoprire di essere più interessato ad un altro ruolo in ricerca clinica.
Questo è uno dei motivi per cui consiglio comunque di seguire il corso “Missione CRA”: alcuni ragazzi, dopo averlo seguito, hanno capito che il ruolo del CRA non era per loro ma hanno trovato altre opportunità di carriera nel mondo della ricerca clinica e nel farmaceutico!
Se vuoi saperne di più sul ruolo del CRA, segui il videocorso gratuito su “Il ruolo del CRA”.
Se vuoi saperne di più sul corso Missione CRA, segui il videocorso gratuito su FormazioneNelFarmaceutico.com e leggi le testimonianze di chi già ha partecipato al corso.
Segui anche la pagina Facebook “Missione CRA” in modo da restare sempre aggiornato con le ultime novità.
Stefano Lagravinese
A seconda delle aziende per cui si lavora un CRA può trovarsi a svolgere molti compiti diversi, tuttavia si può dire che i suoi compiti “standard” siano le “site visit” (ossia le visite presso i Centri Sperimentali, tra le quali sono comprese le visite pre-studio, quelle di inizio, quelle di monitoraggio intermedio e quelle di chiusura), i report e la preparazione delle diverse richieste necessarie per evitare deviazioni dal protocollo di studio. Talvolta può comunque capitare di andare a ricoprire anche mansioni differenti e di essere coinvolti nello sviluppo di svariate attività come la revisione di bilanci, la preparazione dei piani di monitoraggio, la preparazione di riunioni del personale (tra cui la presentazione di argomenti o la formazione del personale).
Nel complesso si può dire che l’esempio di una settimana tipo di un CRA potrebbe essere la seguente:
LUNEDI’
MARTEDI’
MERCOLEDI’
GIOVEDI’
VENERDI’
Per maggiori informazioni sulla vita da CRA puoi seguire il videocorso gratuito al seguente link:
http://formazionenelfarmaceutico.com/p/cralife-vita-da-clinical-research-associate
Se recentemente hai dato un’occhiata alle offerte di lavoro presenti su Linkedin o nei siti di ricerca del lavoro, sicuramente ti sarai imbattuto in annunci per Clinical Research Associate o CRA.
Questa figura ricopre un ruolo chiave in ricerca clinica: infatti, è la persona che si occupa di controllare l’andamento di uno studio clinico presso il centro sperimentale.
Il CRA può lavorare per lo Sponsor (cioè l’azienda farmaceutica che vuole sviluppare e commercializzare il proprio farmaco), la CRO (un’azienda terza a cui lo Sponsor affida lo svolgimento di alcune o tutte le attività relative allo studio clinico), oppure può anche lavorare come free-lance, come il sottoscritto.
Questo ruolo è particolarmente complesso e richiede diverse competenze e caratteristiche personali per poterlo svolgere al meglio.
Se ancora non sai in cosa consiste questo lavoro, ti invito a seguire il videocorso gratuito online su www.clinicalresearchassociate.it.
Prima di candidarti per queste offerte di lavoro dovresti sapere in cosa consiste il ruolo del CRA e quali sono le sue caratteristiche. Vediamole insieme!
Nel lavoro del CRA ci sono tantissime scadenze e date da rispettare. Per dirne una, dopo la visita di monitoraggio effettuata presso il centro sperimentale, il CRA deve presentare un report di monitoraggio alla CRO e allo Sponsor entro tempistiche prestabilite.
Il CRA viene anche valutato sulla sua capacità di rispettare le deadline, e in base a questo può ricevere aumenti di stipendio o gli possono essere offerte anche delle promozioni.
Il CRA è l’esperto dello studio clinico, pertanto deve conoscere bene come funziona la ricerca clinica, quali sono le leggi che la regolamentano, deve avere piena consapevolezza del protocollo di studio e deve conoscere per bene le Good Clinical Practice, la cosiddetta “Bibbia” del CRA. Durante il corso “Missione CRA” il tema delle GCP viene trattato ampiamente, e a breve pubblicherò un libro sulle GCP per principianti.
Il CRA deve essere in grado di svolgere il suo lavoro in completa autonomia. Deve capire autonomamente quali sono le sue priorità, le date da rispettare e come gestire le difficoltà che incontra. Questa caratteristica vale ancora di più per il CRA free-lance. Per esempio, spesso mi ritrovo ad essere l’unico CRA per l’Italia e a dover gestire l’intero trial, dalla selezione dei centri alla sottomissione dello studio fino all’intero svolgimento del trial.
Data la complessità di questo lavoro, spesso il CRA si ritrova a dover affrontare e risolvere diversi problemi, non solo presso il centro sperimentale ma anche con la CRO, il Comitato Etico, lo Sponsor, in generale con i vari attori coinvolti nella sperimentazione. Pertanto, per poter svolgere bene questo lavoro, è necessario avere ottime capacità di analisi e di risoluzione dei problemi. Solo così il CRA può sopravvivere alla mole di occasioni che gli si presenteranno durante le sue giornate.
Il CRA deve possedere una buona conoscenza della lingua inglese poiché lo studio clinico, in genere, è condotto a livello internazionale, e quindi tutti i documenti saranno in inglese. Inoltre il CRA partecipa a teleconferenze e riunioni con altri dipendenti della CRO o dello Sponsor che lavorano in svariate parti del mondo, per cui deve anche saper parlare l’inglese e riuscire a comprenderlo.
In genere, il livello di inglese viene già testato durante il primo colloquio telefonico con l’azienda per la quale ti stai candidando. Per questo motivo non è importante avere una certificazione: basta riuscire a capire ciò che ti viene detto e farti capire a tua volta.
Se non possiedi ancora una buona conoscenza dell’inglese, ti consiglio di iscriverti ad un buon corso di inglese, o magari di seguire podcast in modo da allenarti nella comprensione.
Ecco alcuni libri utili che consiglio:
L’attenzione ai dettagli è una caratteristica che è richiesta per tutti i ruoli inerenti il settore della ricerca clinica. Il CRA deve essere molto attento ai dettagli: per esempio, quando si reca al centro sperimentale, deve eseguire la Source Data Verification e controllare il faldone contenente tutti i documenti dello studio. Deve regolarmente controllare che tutto sia al posto giusto e fatto nel migliore dei modi. Se vuoi fare il CRA devi assolutamente mettere in evidenza questa caratteristica nel tuo curriculum!
Il CRA ogni settimana viaggia per recarsi nei centri sperimentali dove si esegue la sperimentazione che gli è stata assegnata. A seconda della fase dello studio e del numero di trial che segue, il CRA ha un numero di visite di monitoraggio per mese che può variare da 4 a 15 visite. Per questo motivo il CRA ha sempre la valigia pronta.
Come detto sopra, il CRA viaggia ogni settimana e quindi prende spesso l’aereo. In genere i CRA possiedono anche le carte prioritarie delle varie compagnie aeree.
Se non ti piace viaggiare e hai paura di volare, il lavoro di CRA potrebbe non essere giusto per te. Se invece ti piace viaggiare e non hai paura di prendere l’aereo, allora questo lavoro può fare per te!
Spesso al CRA vengono assegnati più studi, o se anche ne segue soltanto uno, sicuramente gli sono assegnati diversi centri sperimentali. Questo significa che mentre si trova in un centro ad effettuare la visita di monitoraggio, può ricevere una telefonata dallo Sperimentatore di un altro centro che gli chiede un chiarimento, o dal Project Manager di un altro studio che gli chiede delle informazioni.
Il CRA deve avere ottime capacità di lavorare in multitasking, e di riuscire a portare a termine tutti i compiti entro le scadenze prefissate.
Il CRA ha a che fare con diversi ruoli (Direttore dello Sponsor, Project Manager, PI, Comitato Etico) coinvolti nel trial clinico, che possono avanzare richieste a volte esagerate. E’ molto importante mantenere la calma ed essere umili e rispettosi nei confronti del proprio interlocutore, rispondendo con tono educato.
Questo aspetto è molto importante nell’interazione con lo sperimentatore. Il CRA, infatti, è l’esperto del trial, mentre il medico è l’esperto della patologia. È importante mostrare un atteggiamento umile nell’apprendere le informazioni che si ricevono dal medico, anche perché queste andranno a costituire il bagaglio di conoscenze del CRA nelle diverse aree terapeutiche.
Il CRA rappresenta sia la CRO per cui lavora, sia l’azienda farmaceutica con cui la CRO ha un contratto di ricerca. Per questo è importante curare sempre il proprio aspetto ed essere consapevoli di chi si rappresenta.
Come dice Giulia Astrella, Manager di Novartis nell’intervista su Carriera Nel Farmaceutico, il CRA è un “Site Manager”, cioè manager del centro sperimentale.
Per far sì che la sperimentazione sia condotta in maniera efficace, il CRA deve coinvolgere e motivare lo staff clinico, in modo da incrementare la performance del centro ed incentivare l’arruolamento dei pazienti.
Come hai avuto modo di capire, il lavoro del CRA è particolarmente complesso e richiede molta dedizione, attenzione e sacrifici. Se però hai la passione per questo lavoro, sicuramente i sacrifici saranno ricompensati con tante soddisfazioni!
Se vuoi capire se questo lavoro fa per te ti consiglio di seguire il corso Missione CRA, in modo da farti un’idea della ricerca clinica e di questo ruolo dalle mille sfaccettature.
Stefano Lagravinese